giovedì 9 settembre 2010

Sul vegetarianismo e sul buon senso

Da ormai diversi anni ho scelto di adottare una dieta principalmente vegetariana. Dico principalmente” perche’ sono abbastanza lontano dal prototipo del vetegariano comunemente immaginato. Quindi niente capelli lunghi, ne’ orecchini, ne’ abbigliamento da yogi o guru indiano, ne’ sguardo mistico perso nel vuoto, tanto per citare solo alcuni dei luoghi comuni che circondano i vegetariani. Sono un uomo d’affari, un dirigente d’azienda, spesso in viaggio per lavoro e quindi spesso costretto ad alimentarsi nelle tarde ore della notte in alberghi non sempre proni ad offrire “alternative vegetariane”. Ho per un periodo della mia vita cercato di adottare una scelta piu’ radicale, finendo, se ricordo bene, con un livello di colesterolo intorno a 300mg, per via dei formaggi che praticamente ogni hotel mi propinava come unica scelta “non carnivora” dopo le 22:00. Eppure, ahime’, da quando ho adottato questa scelta, ho sempre avuto molta piu’ difficolta’ a “sopportare” le derive estremiste e talvolta deliranti dei miei “colleghi” piuttosto che le teorie, a mio avviso errate, ma pur sempre rispettabili di chi non condivide la mia scelta. Ed e’ sempre stato da altri vegetariani “piu’ puristi” di me che ho dovuto subire le inquisizioni piu’ rigide e le lezioni di moralismo piu’ taglienti in merito alla mia presunta incoerenza; insomma, non mangi carne e pesce, ma perche’ le uova, e perche’ il latte e perche’ i formaggi, e poi il caglio e poi…che due palle! Scrivo articoli di alimentazione che propongo saltuariamente ad alcuni siti dedicati alla nutrizione, non solamente vegetariana. Eppure l’attacco piu’ violento mi e’ stato sferrato da un sito di nutrizione vegana in risposta ad un mio articolo che, nel parlare dei grassi saturi, elevava il burro ad un livello qualitativo, dal punto di vista nutrizionale, migliore degli olii vegetali idrogenati. Un ragionamento che, credo e spero, nessun esperto di nutrizione avrebbe problemi a condividere ma che e’ invece apparso addirittura “assurdo” a chi considera la mungitura delle vacche un atto “indegno”. Alleluia! Ma perche’ essere vegetariano significa necessariamente diventare isterici e autoreferenziali? Sono fermamente convinto che sia la presunzione che la nostra scelta sia eticamente e moralmente migliore a rendere il vegetarianismo ancora un concetto poco comprensibile e, sopratutto, antipatico a molti. Io ripudio la teoria secondo la quale il nostro comportamento sia migliore di tanti altri, perché io stesso, prima ancora di essere vegetariano, ho mangiato animali, eppure non ho mai pensato per questo di essere un reietto. Il vegetarianismo e’ una scelta difficile, che richiede tempo, maturazione, impegno, dedizione ed anche risorse economiche. Provate un po’ ad alimentare una famiglia di 5 persone a fettine di tofu biologico, spezzatino di soia organica o bistecche di seitan; provate a sostituire latte e biscotti con latte di soia biologico, gallette senza grassi aggiunti e succo puro di uva e melograna senza conservanti: probabilmente una famiglia “normale” non arriverebbe alla seconda settimana del mese. Due volte su tre, quando pago il conto del mio shopping vegan-biologico al negozietto di fiducia, sono costretto a pagare con carta di credito perche’ il contante che ho a disposizione non mi e’ sufficiente. Allora una scelta etica si’, ma forse anche una sega mentale per ricchi, mi dico provocatoriamente. Quanta terra e quanta acqua sono serviti per produrre la mia rachitica carota biologica? Non me ne vogliano i miei amici vegetariani. Le mie sono “autoprovocazioni”, o, se volete, ragionamenti ad alta voce che mi aiutano a mantenere un giusto livello di umilta’ ed evitare derive autoreferenziali. Oggi mi definisco un “vegetariano di buon senso”, convinto delle mie scelte ma rispettoso di quelle altrui, consapevole dei principi che giustificano la mia scelta, ma senza dogmatismi, sempre pronto a riflettere sulle critiche e sulle posizioni diverse e, sopratutto, innamorato delle mie incoerenze e delle mie incertezze. Per questo auspico sempre un maggiore sforzo da parte di noi vegetariani ad abbandonare ambizioni di proselitismo a favore di comportamenti di buon senso, fondati sull’equilibrio e sul rispetto, per fare in modo che le nostre scelte vengato capite anziche’ imposte.

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